01/01/2023 - 56° Giornata mondiale della pace  

Pubblicato il 1 gennaio 2023 • Cultura

NESSUNO PUO’ SALVARSI DA SOLO
Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace

La Giornata mondiale della pace, che si celebra ogni primo dell’anno, è stata istituita nel 1968 da papa Paolo VI in un momento storico carico di tensioni e con una guerra in atto in Vietnam che molto preoccupava il mondo: “Sarebbe nostro desiderio che poi, ogni anno, questa celebrazione si ripetesse come augurio e come promessa -all’inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo – che sia la pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire.”                                                                                    

Quel desiderio viene realizzato da ben cinquantasei anni perché evidentemente l’umanità, ma anche i singoli e i gruppi, non hanno ancora compreso quanto la pace sia elemento fondamentale per realizzare il bene comune. Perché ci sia pace, devono esserci la giustizia, il rispetto di ogni diversità, il riconoscimento dell’altro con i suoi diritti, il superamento degli egoismi personali e di appartenenza, e allora le cose si complicano. Non a caso papa Francesco per la giornata 2023 ci ricorda che nessuno può salvarsi da solo: “dobbiamo maturare la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana  […], e che nessuno può salvarsi da solo.”  E ’un richiamo forte che interpella tutti, a prescindere dal nostro orientamento religioso, politico, culturale.  

Continua il papa: ”Il covid-19 ci ha fatto piombare nel cuore della notte destabilizzando la nostra vita ordinaria, mettendo a soqquadro i nostri piani e le nostre abitudini, ribaltando l’apparente tranquillità anche delle società più privilegiate, generando disorientamento e sofferenza causando la morte di tanti nostri fratelli e sorelle.” Francesco ci chiede se dopo tre anni siamo migliori o peggiori, e che cosa abbiamo imparato da questa pandemia. Che cosa ci è chiesto di fare, ora che c’è anche una guerra a noi vicina e molte altre disseminate nel mondo? Cosa possiamo, dobbiamo fare per costruire la pace non a parole, ma fattivamente? ”Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensare alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un noi aperto alla fraternità universale.”  

E la fraternità universale non può che partire da quella locale, quella in cui viviamo, quella di Gandino che, se i suoi cittadini lo vogliono, può essere sempre più e meglio paese di accoglienza e pace.