L’Eccidio di Cefalonia 23 – 28 Settembre 1943

Pubblicato il 23 settembre 2023 • Cultura

“A Cefalonia non deve essere fatto alcun prigioniero italiano a causa dell’insolente e proditorio contegno da essi tenuto”
Ordine dell’Oberkommando Wehrmacht, 15 settembre 1943

Sull’isola di Cefalonia gli 11.500 soldati e ufficiali della Divisione Acqui sono arrivati nell’aprile 1941, dopo aver perso un quarto dei propri effettivi nella disastrosa offensiva contro la Grecia lanciata da Mussolini nell’autunno 1940. L’Italia ha il controllo delle isole Ionie, inclusa Cefalonia, ma guarnigioni tedesche sono dislocate in punti strategici a rinforzo dello schieramento italiano. Fino ai primi mesi del 1943 la convivenza tra soldati italiani e tedeschi non presenta problemi e vengono anche svolte esercitazioni comuni di difesa; le cose cambiano radicalmente dal’8 settembre quando viene reso noto che il governo Badoglio ha firmato un armistizio con i britannici e gli statunitensi, denunciando di fatto l’alleanza tra Italia e Germania.

I soldati italiani della divisione Acqui, di stanza a Cefalonia, si trovano di fronte all’ultimatum tedesco che impone loro la resa, ma essi scelgono di resistere combattendo. Senza collegamenti, privi dei mezzi necessari e di ordini precisi da parte dello Stato Maggiore, il reparto comandato dal generale Gandin viene esposto ad una spietata rappresaglia dei tedeschi che, sbarcati in forze sull’isola greca e sostenuti dall’aviazione, stroncano ogni difesa degli italiani. Dopo sanguinosi combattimenti che costano la vita a 3.000 di loro, il 22 settembre il generale Gandin chiede la resa. La tovaglia bianca sulla quale i comandanti mangiano tutte le sere viene issata sul balcone della casa che è sede del comando in segno di resa. A questo punto, Hitler in persona, ordina che i soldati italiani siano considerati come traditori e fucilati. I soldati che sono stati in precedenza catturati e fatti prigionieri sono immediatamente e sommariamente giustiziati; i tedeschi che cercano di opporsi vengono dissuasi con la minaccia di essere a loro volta fucilati. I rastrellamenti e le fucilazioni si fermano solo il 28 settembre non risparmiando neanche il generale Gandin, morto la mattina del 24 settembre. 

La Wehrmacht procede, quindi, alla fucilazione di quanti sono stati fatti prigionieri, assassinando circa 5.000 militari oltre a più di cento ufficiali.

La tragedia della divisione Acqui non finisce a Cefalonia: delle prime quattro navi partite dall’isola con i prigionieri italiani, tre vengono affondate, causando più di 1.300 morti. Il resto dei sopravvissuti, circa 6.500, inizia un viaggio di più di un mese verso i campi dell’Europa dell’Est su treni e navi stipati “oltre ogni limite di sicurezza” per espresso ordine del generale tedesco Lanz. La tragedia senza fine della divisione Acqui continuerà poi nei campi di prigionia russi, fino in Siberia, dove saranno mandati dopo la cattura da parte dell’Armata Rossa.

Chiedersi quale scelta avessero i comandi e i soldati e se siano state corrette le scelte del generale Gandin ha oggi ben poca importanza, molta di più ne ha coltivare la memoria e arricchirla con la ricerca storica.

Gandino, 23 settembre 2023

Il Sindaco
Filippo Servalli